“I Flauti: una storia di millenni verso il futuro” Questo il titolo scelto per la serata di giovedi 30 marzo, che avrà protagonisti i giovani esecutori dell’ensemble di flauti del Civico Istituto Musicale, coordinati dalla Prof.ssa Efisia Brignone.
L’ensemble ci accompagnerà in un viaggio tra racconto e pagine musicali alla scoperta del flauto, ove emerge la passione e la vivacità della sua musica.
Il flauto è uno strumento antichissimo; raffigurazioni in cui compaiono persone che soffiano in tubi cavi, talvolta muniti di fori, le troviamo fra vari popoli dell’antichità, e addirittura sulle pareti di alcune caverne preistoriche. I più antichi flauti erano quasi esclusivamente costruiti utilizzando ossa cave di animali o legno, soprattutto canne.
Il flauto traverso è di origine asiatica, anche se giunge abbastanza presto in Europa e più precisamente in Italia. Era noto con ogni probabilità sia ai Romani sia agli Etruschi.
Durante il medioevo esistono molte incertezze sulla vita degli strumenti a fiato in generale. Si sa d’altronde che essi furono assai ostacolati dai “Padri della Chiesa”, in quanto simbolo del mondo non cristiano. Con ciò non è detto che venissero completamente abbandonati, anzi, attorno al IX secolo, sia il flauto traverso sia il flauto dritto li ritroviamo in molta iconografia, in particolare in Inghilterra e nei paesi germanici.
Dal XVII secolo, lo strumento inizia a subire in un breve volgere di anni una certa evoluzione strutturale: è costruito, secondo le indicazioni di Praetorius, in modo da essere divisibile in tre parti. Dal 1600 il flauto entra in orchestra, nonostante alcuni compositori gli imputassero problemi di intonazione (Benedetto Marcello scriveva: “Oboe, Flauti, Trombe, Fagotti saranno sempre scordati, crescono”). Tali problemi, comunque, vennero in gran parte risolti con la divisione dello strumento in 3 parti.
Il flauto fu strumento tipicamente settecentesco per le sue qualità di grazia e di timbro, e venne largamente usato come strumento solistico, in particolare dai musicisti francesi oltre che da Vivaldi e Bach.
Nel periodo romantico rimase in genere confinato nell’orchestra, ritrovando favore presso gli impressionisti (Debussy e Ravel).
Oggi è anche grazie al flauto dolce, poco costoso, maneggevole e relativamente semplice, che anche i bambini in età scolare si avvicinano alla musica, mentre il più evoluto flauto traverso è colonna portante nelle scuole musicali per l’ampio repertorio di cui gode e quindi per la sua grande presenza anche nella musica d’assieme ed orchestrale.
Proprio queste caratteristiche e la presenza di molti esecutori giovanissimi ne fa uno strumento rivolto al futuro ed a una sempre più ampia diffusione.